Le malformazioni linfatiche possono comportare una minaccia per la vita o una debilitazione cronica. Avendo come base etiopatogenetica un intrinseco difetto della cellula vascolare, nel tempo si verificano delle modifiche che alterano la struttura dei vasi. Si comportano come neoplasie con cui condividono le caratteristiche di invasività e di progressivo impegno delle strutture limitrofe. Qualora il proseguire della patologia non possa essere contrastato o bloccato, lo squilibrio emodinamico risultante, sempre più grave, condanna questi pazienti ad esito infausto.

Il quadro clinico delle malformazioni linfatiche è complesso. Le forme extratronculari, a volte denominate “linfangioma cistico”, sono caratterizzate da un difetto nel flusso linfatico con ristagno a livello interstiziale e conseguente formazione di aree cistiche che a seconda della dimensione vengono definite micro-cisti o macro-cisti. Tali cisti ingrandendosi progressivamente determinano una occupazione di spazio con compressione delle strutture limitrofe e comparsa di infiammazione locale. Le forme tronculari a livello degli arti sono caratterizzate dalla presenza di linfedema caratterizzato da un accumulo locale di fluidi che può essere secondario sia alla presenza di ipo o aplasia dei linfatici che alla presenza di linfangiectasie.

Le malformazioni linfatiche possono essere concomitanti ad altre malformazioni dell’apparato circolatorio come le malformazioni venose, capillari e artero-venose (MAV).

In genere è indicato eseguire un esame cromosomico o esami genetici poiché le malformazioni vascolari (linfatiche) possono, inoltre, essere correlate alla mutazione del gene PIK3CA. In tale caso vengono denominate Malformazioni vascolari PIK3CA e secondo una recente classificazione del 2021 (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8268514/) rappresentano una delle tre sottocategorie per le quali le mutazioni attivanti post-zigotiche nel gene PIK3CA sono coinvolte in uno spettro di patologie alquanto eterogeneo per tipologia e gravità delle manifestazioni cliniche. Le altre due categorie sono le PROS (PI3K Related Overgrowth Syndromes), ad esempio sindrome di Cloves, sindrome di Klippel Trenaunay, macrodattilia, e le Lesioni non vascolari PIK3CA come ad esempio la cheratosi lichenoide benigna. La caratteristica fondamentale di queste condizioni è l’iperaccrescimento e che le mutazioni del gene PIK3CA sono somatiche, ossia la mutazione non è presente in tutte le cellule dell’organismo ma solo nella progenie della cellula nella quale si è originata (c.d. mosaicismo cellulare). Queste mutazioni, se presenti in tutto l’organismo, e non in mosaico, sono incompatibili con la vita.

Purtroppo non esiste ancora una cura definitiva per le malformazioni linfatiche; le opzioni terapeutiche disponibili sono mirate solo alla gestione dei sintomi, con farmaci antinfiammatori, antidolorifici, trattamenti sclerosanti e chirurgia. Nelle malformazioni linfatiche a volte si ricorre ad una terapia combinata, associando procedure chirurgiche e scleroterapiche. In alcuni casi però le sclerosanti non hanno efficacia e i farmaci utilizzati (tra cui la bloemicina) hanno portato a conseguenze importanti quali la fibrosi polmonare. Inoltre a volte l’intervento chirurgico, oltre a non essere risolutivo, può produrre l’effetto opposto a quello desiderato, ossia stimolare i tessuti, inducendo un accrescimento ancora più rapido.  Per le malformazioni con mutazioni in PIK3CA e nei geni che codificano per proteine collegate esistono dei farmaci in grado di bloccare l’attività di questi enzimi che agiscono sulla via cellulare che non funziona correttamente. Tuttavia tali inibitori di PI3K possono avere effetti collaterali e tossicità importanti.

E’ necessario, innanzitutto, avere una conferma diagnostica (attraverso la biopsia) per indirizzare i pazienti verso un trattamento mirato. Inoltre, nell’utilizzo dei farmaci resi disponibili nell’ambito di sperimentazioni cliniche, uso compassionevole e off-label (Sirolimus e Alpelisib) è necessario lavorare per renderli maggiormente efficaci senza causare troppi effetti collaterali.